Siamo tutti Boris è il libro omaggio alla serie cult prodotta in 3 stagioni dal 2007 al 2010 e trasmessa da Fox. I due autori, i giornalisti Gianluca Cherubini e Marco Ercole grandi appassionati della serie, hanno così voluto chiudere, scrivendone a quattro mani il terzo volume, una trilogia ideale edita da Bibliotheca “Siamo tutti…”, che comprende Siamo tutti compagni di scuola scritto da Cherubini e pubblicato nel 2019 e Siamo tutti allenatori nel pallone, scritto da Ercole e pubblicato nel 2020.
“Boris nasce da un misto tra talento e culo” si legge a caratteri cubitali nella quarta di copertina. La citazione è del compianto Mattia Torre, uno degli sceneggiatori della serie – assieme a Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo – prematuramente scomparso nel 2019. Sono questi ultimi a raccontare la genesi della serie, uno sviluppo della produzione Wilder (che sarebbe divenuta Wildside) di Lorenzo Mieli.
Esiste un prima e un dopo Boris. È evidente dal lavoro fatto dagli autori, che ne hanno intervistato produttore, sceneggiatori reali e fittizi e tutto il cast, balzando da coloro che hanno costruito la serie a coloro che l’hanno interpretata, creando quell’affascinante cortocircuito reso possibile dalla descrizione di una fiction che racconta il dietro le quinte di una fiction. Attraverso vari aneddoti, curiosità e foto inedite, viene fuori un racconto di grande affiatamento, l’amicizia, sin dai banchi di scuola tra Ciarrapico, Torre, Pietro Sermonti e Andrea Sartoretti, a cui si sono aggiunti negli anni tanti mattatori delle tre stagioni accomunati dall’essere stati più o meno consapevolmente protagonisti di un fenomeno senza precedenti. E non per il successo di pubblico al momento delle prime messe in onda (poche decine di migliaia in realtà, con tante visioni in rete al di fuori dei canali ufficiali), ma per aver raccolto attorno a sé un pubblico crescente di fan affezionatissimi e di alto profilo (“la produzione brindava… contava più il target dei numeri” spiega Pannofino), e per aver avuto il coraggio di “denunciare” con grande ironia e senza peli sulla lingua il fare “così italiano” per dirla alla Stanis di certa fiction e, per traslato, alcune storture del mondo del lavoro.
La storia di Boris è quella di tanti, autori compresi, che hanno dovuto fare da “schiavi” proprio come uno dei personaggi portanti della serie, ad alcuni cosiddetti mentori, “sopportandone l’egocentrismo e l’egotismo tipici di Stanis La Rochelle e Corinna Negri, l’opportunismo di Diego Lopez, la voglia di non fare un cazzo di Duccio Patanè, degli sceneggiatori e così via”.
Cosa sarà successo ai vari personaggi a più di 10 anni di distanza, con l’ascesa dei colossi dello streaming e la crescente importanza degli influencer? Reggerà il vecchio mondo visto con gli “occhi del cuore” al giudizio implacabile dei social network? E che fine avrà fatto il pesciolino portafortuna Boris? La quarta stagione, attesissima, presentata in anteprima alla Festa del cinema di Roma e in uscita il 26 ottobre su Disney+, promette di rispondere a questi interrogativi ai tantissimi fan che ancora dopo anni ne citano le battute memorabili. Dai dai dai…
(Monica Sardelli)