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Quinzaine: Francesco Sossai, restituire ai luoghi la loro essenza

22-05-2023 Reading time: 4 minutes

CANNES - Un corto caratterizzato da un forte linguaggio visivo, in cui il territorio è protagonista, in concorso alla Quinzaine des Cinéastes di Cannes: Il compleanno di Enrico di Francesco Sossai. Una coproduzione Germania, Francia, Italia prodotto da DFFB - Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin, Kidam. Il corto è stato girato in Veneto, tra Sedico e Belluno, nelle località Roe Basse e Col del Vin, luoghi d’infanzia del regista che aveva già girato nella sua terra d’origine, nei dintorni di Feltre, il suo esordio al lungometraggio Altri cannibali, presentato al Torino Film Festival e miglior film al Tallin Black Night Festival.

Una vera e propria scelta poetica, per Sossai, quella di girare nelle terre che conosce, per osservarle attraverso la macchina da presa con una prospettiva differente e restituire loro la più profonda autenticità. “Con i miei film voglio ridare ai luoghi la loro essenza reale - ci racconta. Già con il mio primo film ho cercato di raccontare il paesaggio da cui provengo, con questo corto analizzo un periodo preciso, alla fine del millennio scorso per darne un’immagine più completa. È interessante vedere come all’occhio della macchia da presa i luoghi, anche familiari, appaiano diversi. Nel momento in cui li inquadri sembra quasi che tu non li conosca; quando si conosce bene un luogo si hanno delle abitudini visive, posare l’occhio della macchina da presa te lo fa vedere sotto una prospettiva diversa".

Il corto parte dalla narrazione di un episodio autobiografico, un ricordo d’infanzia ambientato nel 1999, quando il regista fu invitato al compleanno di Enrico, un bambino che viveva con la famiglia in un vecchio casale in campagna. Questo elemento di vita quotidiana diventa nel film un’osservazione dei rapporti tra bambini che sfocia in qualcosa di inaspettato, dalle tinte quasi horror. Ambientato nel bel mezzo dell’ansia collettiva da Millennium Bug, in un momento di transizione tra la fine della guerra in Jugoslavia e l'inizio di un mondo di terrore e incertezza: “Volevo ricreare quell’atmosfera da fine millennio, da fine di un mondo più legato all’essere in un luogo fisico, meno disperso nel territorio intangibile del web”. 

“Tramite la narrazione di eventi apparentemente banali, cerco di trovare una misura estetica diversa per raccontare un paesaggio, non un mero modo per estetizzare un luogo, ma il tentativo di rivolgere uno sguardo autentico sulla sua realtà più profonda, di raccontare i luoghi per quello che sono. Mettere in scena quella che Pasolini definiva la scandalosa forza rivoluzionaria del passato. Nel passato si viveva legati a un luogo – continua Sossai - Mio nonno, ad esempio, era profondamente legato al territorio d’origine e nella sua vita non è mai andato oltre Belluno. Una dimensione che oggi abbiamo perso, magari guadagnando altre cose, ma che non esiste più”.

Anche il prossimo lavoro sarà ambientato in Veneto? “Certamente. Essendo il paesaggio veneto molto complesso e stratificato, sento ancora l’esigenza di esplorarlo. Sarà un film con al centro il racconto dei paesaggi dell’oggi, che cerca di riappropriarsi ancora una volta del valore di un luogo per quello che è”.

(di Carmen Diotaiuti)