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Cannes, Minervini: uomini di guerra 'Dannati' e condannati

15-05-2024 Carmen Diotaiuti Reading time: 8 minutes

CANNES - Una volta che un uomo entra in guerra è come condannato in eterno. La mancanza di senso della battaglia è per lui la fine di qualcosa che lo renderà tragicamente dannato e condannato. In Selezione Ufficiale a Cannes (Un Certain Regard) e nelle sale italiane con Lucky Red dal 16 maggio, giorno stesso della presentazione sulla Croisette, I Dannati di Roberto Minervini, film storico e in costume ambientato nel pieno della Guerra di Secessione americana, con protagonisti un pugno di volontari dell’esercito degli Stati Uniti inviato a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest.

Il titolo precede la stesura del film, racconta il regista, per l’aspetto duplice dell’essere sia dannato che condannato che contiene il termine. Un concetto spirituale che fa riferimento alla dannazione eterna e al giudizio che si cala dall’alto; una componente religiosa che è ben presente anche nell’intero racconto degli uomini di guerra di Minervini, in costante e sconfitto dialogo con la ragione. Si interrogano di continuo sulla guerra alla ricerca di una giustificazione, di una qualche ragione che possa renderla giusta. Rifiutano di credere alla mancanza di senso. Un’assenza assoluta che diventa perversamente sacra nel momento in cui non offre altra possibilità che trascendere la ragione.

Il film è costruito in tre parti e ripercorre il prima, durante e dopo la battaglia. E dopo la battaglia l’unica cosa che resta è la chimera di una via d’uscita, la quale, man mano che il racconto evolve, appare sempre più lontana e irraggiungibile. "La guerra diventa condizione esistenziale da cui non è possibile venire fuori, e l’essere in guerra come condizione umana è l’aspetto profondamente drammatico del film, che sottrae ogni possibile giustificazione al conflitto".

Minervini: ho voluto riscrivere il cinema di guerra

“Ho sempre avuto un problema con i film di guerra per gli archetipi che presentano”, sottolinea Minervini. L'idea della giusta causa, la dicotomia tra bene e male, i principi di vendetta e martirio; la rappresentazione muscolare della mascolinità; la vittoria che è sopra ogni cosa e trascende il conteggio dei cadaveri, che sono solo numeri e mai nomi. “È un approccio che faccio fatica a definire umano, e che anzi contribuisce a diffondere un’immagine falsata della guerra, che sconfina nella propaganda”.

Minervini, dunque, compie qui una sorta di operazione di riscrittura di un intero genere cinematografico, quello dei film di guerra, di cui capovolge la prospettiva: il fulcro è l'uomo, l'individuo, con cui lo spettatore ha un rapporto quasi intimo, di 1:1, anche grazie al particolare tipo di lente scelta per le riprese, grandangolare e con un’unica parte a fuoco nel centro, in cui il regista fa muovere il personaggio singolo a cui vuole dare evidenza.
Altro aspetto peculiare è l’abbandono dell’idea di fronte, inteso come campo d’azione e di sconto frontale, spesso presente nei film di guerra. “La prima linea ci dà l'idea di un attacco ordinato, ma, nella realtà dei fatti, in uno scontro a fuoco il caos regna sovrano ed è assolutamente impossibile individuare la provenienza dei colpi. La mancanza di visibilità del nemico e la perdita della percezione del tempo e dello spazio sono aspetti ben presenti nel film”.

I Dannati - Roberto Minervini

Il lavoro sul territorio con i veterani americani

Importante il lavoro sul territorio fatto dal regista, che vive e lavora da diversi anni in America, dove ha avuto modo di incontrare vari reduci di guerra, soprattutto nell’America di periferia e nel profondo Sud in cui è massiccia la presenza di veterani dell’esercito. Molti di loro sono mercenari che si erano arruolati per denaro, senza interessarsi, né tantomeno comprendere appieno, le cause della guerra.

“Li ho incontrati diverse volte e nei nostri momenti di dialogo non è stato mai esaltato lo status di combattente, di guerriero, di qualcosa di diverso da un uomo comune che tenta di arrivare a fine mese. Al contrario, si è sempre parlato del fatto che persino un soldato, pur sapendolo, quando è il momento della battaglia si stupisce di trovarsi veramente sul fronte di guerra”.

Una sorta di paradossale incredulità paragonabile a quella strana consapevolezza dell’essere umano del suo essere mortale, che diventa, poi, incredulità tragicamente spiazzante nel momento in cui la morte lo colpisce.

Che suono ha la Guerra dei Dannati?

Il suono delle armi e delle esplosioni che si sente nel film è frutto in gran parte di registrazioni in presa diretta, realizzate utilizzando fucili d’epoca. Man mano che la battaglia avanza, il suono dei fucili si distorce e diventa contemporaneo, fino a che, a un certo punto, si sente l’esplosione di una granata. Diventa il suono di tutte le Guerre, con riferimento sempre più forte a una condizione che è esistenziale, prima che storica: "La guerra è uno scontro senza parole, dalle grida mute, in cui rimane solo l’eco degli spari, che parte dai moschetti dell’800 e arriva ai fucili automatici dei nostri giorni”.

I Dannati: successo per la coproduzione

I Dannati è una coproduzione tra Italia, Stati Uniti e Belgio e, sebbene sia stato girato soprattutto in America, parte delle riprese sono state ospitate anche presso i '4 Studios' di Torino. Prodotto da Okta Film e Pulpa Film con Rai Cinema, in coproduzione con Michigan Films in associazione con Stregonia e Moonduckling Films, è stato realizzato grazie al contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (la produzione ha ricevuto contributi selettivi per 80mila euro e ha fatto richiesta di tax credit), Fondo Audiovisivo Friuli Venezia-Giulia, Film Commission Torino Piemonte, Centre du cinéma et de l’audiovisuel | Fédération Wallonie-Bruxelles, Tax shelter du Gouvernement féderal de Belgique, Taxshelter.Be e ING, Cavco – Federal tax credit program of Canada, Sodec – Provincial tax credit program of Québec.

Da un punto di vista produttivo, I Dannati è un film costato meno di 2 milioni e mezzo di euro, dunque con un budget basso per un film di questo tipo di pellicola, ha sottolineato Paolo Benzi di Okta Film. “La formula della coproduzione ha reso possibile la realizzazione di questo tipo di lavoro, libero e dallo sguardo fortemente autoriale. “La dimensione autoriale è preziosa, anche perché l’industria classica, con le sue leggi di mercato, rischia di rimanere imbrigliata in dinamiche che non permettono tutta questa libertà”.

I Dannati - Roberto Minervini

I Dannati di Roberto Minervini: trama e trailer

Inverno 1862. Nel pieno della guerra di Secessione, una compagnia di volontari dell’esercito degli Stati Uniti viene inviata a presidiare le terre inesplorate dell’Ovest. La missione travolge un pugno di uomini in armi, svelando loro il senso ultimo del proprio viaggio verso la frontiera.

Dopo molti film nati in quello spazio ibrido che è il "documentario di creazione", I Dannati rappresenta per me una sfida nuova- ha dichiarato Roberto Minervini -  un film di finzione, storico, in costume, senza sacrificare il realismo, l'immediatezza e l'intimità dei miei lavori precedenti. Spero che I Dannati al Festival di Cannes possa essere una sorpresa come lo è stato per noi che lo abbiamo realizzato.

(Carmen Diotaiuti)