I set audiovisivi e cinematografici hanno invaso Napoli e la Campania. Non c’è angolo del capoluogo, a partire dal lungomare, ma anche Scampia, il rione Luzzatti, Ponticelli, la Sanità, che non sia stato occupato da una delle 20 grosse produzioni che, dall’inizio dell’anno girano per la città. A queste vanno poi aggiunte quelle minori, documentari e docufilm che fanno alzare l’asticella delle a 50, e i programmi televisivi internazionali di turismo, arte e cucina con i quali si supera il centinaio di produzioni. Numeri impressionanti che portano la Campania a salire sul secondo gradino del podio, dopo il Lazio, per numero di lavorazioni nelle regioni italiane.
Un successo che va ricercato in un iter burocratico che negli anni si è snellito notevolmente, in una legge regionale che ha fatto da volano per cinema e audiovisivo e che ha permesso un ritorno economico sul territorio che Maurizio Gemma, direttore di Film Commission Regione Campania, ha stimato in 50mila euro al giorno spesi principalmente per vitto e alloggio, tecnici e maestranze che vengono assunti sul posto, comparse, eventuali artigiani. Costi che tuttavia variano in base alle produzioni: dipende dalla loro ricchezza, dal numero di comparse, dalle persone che si muovono con le troupe, dai giorni di permanenza (le serie tv avranno mediamente un costo giornaliero più basso dei lungometraggi, perché restano sul territorio per più tempo). Una manna per il territorio a cui va aggiunto il ritorno in termini di visibilità e che si traduce in presenze turistiche.