Siamo a Napoli negli anni Trenta, in piena epoca fascista. Luigi Alfredo Ricciardi è un uomo con un terribile segreto: ha infatti ereditato dalla madre una maledizione per la quale riesce a vedere le anime di chi ha perso la vita per morte violenta e ne ascolta l’ultimo pensiero. Decide quindi di farlo diventare un dono e di diventare commissario, così da mettere la sua abilità al servizio della giustizia.
Protagonista de Il Commissario Ricciardi, la nuova fiction in sei episodi Clemart-Rai e tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni editi da Einaudi, è Lino Guanciale, che dà vita ad un personaggio con un grande fiuto, un osservatore di professione, molto schivo, anche a causa del suo segreto.
C’è molta Napoli, naturalmente, sullo sfondo delle indagini, da piazza del Plebiscito, con il Palazzo della Prefettura e il cortile del Palazzo Reale, entrambi i palazzi confinanti con l’adiacente piazza Trieste e Trento, dove affacciano anche il Teatro di San Carlo, uno dei più prestigiosi al mondo, e la seicentesca Chiesa di San Ferdinando (che dà il nome all’intero quartiere), detta anche “degli Artisti”; ad ovest della piazza, al piano terreno del Palazzo della Prefettura, si trova il Caffè Gambrinus, locale storico di inizio Novecento che conserva gli interni liberty.
Ma nella Napoli del periodo fascista si riconoscono anche i vicoli della Città Vecchia di Taranto, dove la produzione si è fermata per diverse settimane, girando tra, tra altri, a via Duomo, via Nuova e lungo le postierle, strade in pendio fatte a gradini che mettono in comunicazione la parte bassa e quella alta della città.
Da Taranto a Napoli, le riprese di questa serie sono durate praticamente un anno, anche a causa dell’emergenza Covid-19.