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“Nuove professioni per nuovi scenari” – Quali ruoli per l’audiovisivo?

11-12-2023 Reading time: 6 minutes

L’incontro organizzato da Roma Lazio Film Commission dal titolo “Nuove professioni per nuovi scenari”, tenutosi a Roma l’11 dicembre, è dedicato all’analisi dei nuovi ruoli professionali che emergono nello scenario attuale del settore audiovisivo. Si tratta di nuove competenze tecnologiche e artistiche legate alla creatività digitale e a argomenti su cui emerge una nuova sensibilità.

È proprio ad un cambiamento della sensibilità relativamente ad alcune tematiche che si legano le figure del green manager e dell’intimacy coordinator, emerse negli ultimi anni per affrontare questioni legate agli aspetti di ecosostenibilità quando si allestisce un set e alle scene di sesso durante le riprese di un film.

Il green manager, spiega Carla Bernardin, del gruppo Fremantle, si occupa di indirizzare scelte e comportamenti sul set in modo sostenibile. Le buone pratiche sono stabilite da protocolli nazionali (Green Film, ecomovie… ) e internazionali come Albert, a cui fa riferimento Fremantle e che ha certificato il film Siccità di Paolo Virzì. Sono varie le tematiche su cui si interfaccia il green manager – che, dunque, finisce per lavorare con vari reparti – dall’energia, al cibo, alla plastica, allo smaltimento dei rifiuti. La piattaforma Albert mette a disposizione un calcolatore di emissioni di CO2 dove inserire i dati dei consumi. Le buone pratiche permettono di acquistare “crediti carbonio” certificati a livello internazionale per una compensazione finale.

Per certi aspetti, il lavoro del green manager è simile a quello dell’intimacy coordinator, spiega Luisa Lazzaro, poiché si rifà a protocolli riconosciuti all’estero, ma non a livello nazionale, ed è stato introdotto per la prima volta nei set hollywoodiani per agevolare la realizzazione delle scene di sesso. Una figura che non è un ispettore, censore, psicologo, educatore sessuale né un aiuto regia, ma una sorta di “coreografo” che attraversa varie fasi, dalla lettura della sceneggiatura all’identificazione e preparazione dei contenuti, prima di girare la scena. Si interfaccia con vari reparti: dalla regia con cui cerca di definire al meglio i contenuti, al cast per informarlo delle richieste della regia e capire se ci sono parametri da rispettare, ai reparti costumi, make up etc. Prevede delle prove, e un confronto con il cast post riprese. La formazione di questa figura, proposta in Italia da Anica Academy con Netflix, dura circa un anno e prevede moduli online, una settimana di workshop pratico, fino all’esperienza sul set. “Sarebbe auspicabile – conclude Lazzaro – aprire un tavolo per arrivare ad un protocollo nazionale”.

Laura Corbetta, presidente di OBE-Osservatorio Branded Entertainment, spiega quanto oggi più del prodotto, sia fondamentale per un’azienda la forza del marchio. A fare la differenza, dunque, è la capacità di raccontarsi anche con l’uso dell’audiovisivo. È all’interno di questo orizzonte che si inserisce la figura del brand manager che, tra le altre cose, funge da punto di contatto tra brand e industria culturale.

Giuseppe Musci (Diversity & Inclusion, Sky) racconta come in Sky si affronti l’attualissimo tema dell’accessibilità e dell’inclusione. Da una serie di programmi messi in atto per i dipendenti è infatti emerso come fosse forte l’esigenza di voler essere se stessi all’interno dell’azienda. Solo in questo modo, infatti, è possibile capire al meglio e soddisfare le esigenze e le aspettative dei clienti.

Francesco Mastrofini: Co-Founder e CEO Rainbow CGI, porta l’esperienza del settore dell’animazione, che ha al suo interno almeno un centinaio di figure che possono definirsi professioni del futuro. Da qui nasce Rainbow Academy, che continua a formare tanti professionisti che vengono impiegati facilmente in aziende di tutto il mondo. Questo è un settore ad altissima richiesta, in grande espansione se si allarga anche al gaming.

La seconda parte del convegno entra nel merito di professioni più tecniche, che fanno riferimento alla post produzione e all’applicazione della tecnologia per effetti visivi e realtà virtuale.

Non è facile veder riconosciuta la professione della post produzione, secondo Monica Verzolini,responsabile post produzione, sebbene ribadisca quanto sia fondamentale nella finalizzazione di un’opera audiovisiva: si occupa del budget e del rispetto dei tempi di consegna, coordinando tutti i reparti, compresi quelli artistici, montaggio e regia.

Il lavoro di Fabio Cerrito head of VFX frame by frame, è offrire effetti visivi innovativi. Il VFX risponde all’esigenza di programmare gli effetti visivi, sottoporli al regista e produzione prima e dopo le riprese. Questa nuova professione si coordina con i ruoli classici dei set, permette di ragionare di budget raggiungendo l’obiettivo del risparmio.

Federico Basso, regista e direttore creativo delle produzioni video di ETT, lavora nel campo della realtà virtuale e spiega le grandi opportunità della sua applicazione al cinema. Tra queste, l’overcapture è sempre più utilizzato per riprendere a 360 gradi scene complesse nei film di azione.

Il Presidente Fondazione Video Game Museum of Rome Raoul Carbone interviene a mostrare un settore, quello del gaming che vanta incassi altissimi e che inquadra non solo il video e il gioco, ma una serie di opere interattive, con valenza artistica e culturale il cui legame con il cinema diviene sempre più stretto (non a caso il Museo del Cinema di Torino ha in programma una nuova sezione dedicata al gaming). Il cinema guarda al videogioco per ideare nuove storie (la serie tratta da The Last of Us o Super Mario Bros. ne costituiscono esempi di successo).

(Monica Sardelli)