È stato presentato ieri Martin Eden, di Pietro Marcello, film in concorso alla 76a Mostra del Cinema di Venezia tratto dall’omonimo romanzo di Jack London. Una libera trasposizione del regista, in cui il protagonista, un Luca Marinelli bello e sfacciato, sempre in giro per il mondo, non vive in California come nella storia di cui è tratto, ma in una Napoli fuori dal tempo, che si scoprirà essere quella che precede la guerra, in cui la gente del popolo e l’alta borghesia sono ancora due mondi separati e quanto mai distanti. Nel mezzo c’è lui, Martin, un ragazzo del popolo che scopre nello stesso momento l’amore e Baudelaire e aspira a fare lo scrittore con la quinta elementare. Sullo sfondo una Napoli viva più che mai, bella quanto misera, il cui porto sembra il centro del mondo, dove si consumano i conflitti di classe che tuttavia restano confinati al popolo, al proletariato, quelli di cui i ricchi si limitano a parlare senza averne alcuna conoscenza. È forte, infatti, il contrasto con la quiete delle ville aristocratiche, isole felici dove non si ha alcun sentore del caos dei quartieri popolari, fucina di vizi, lavoro, sopraffazione, in una sola parola, sopravvivenza.