Può un albero millenario ispirare una storia e diventare una location per set televisivi e cinematografici? Se ne è discusso nel panel “I patriarchi della natura: location e risorsa”, che si è tenuto nello spazio della Regione Lazio alla Festa del cinema di Roma alla presenza di Cristina Priarone direttore di Roma Lazio Film Commission, Sergio Guidi, presidente dell’Associazione Patriarchi della Natura, lo scrittore Erri De Luca, Nicola Guaglianone e alcuni rappresentanti del mondo della scenografia italiana, Francesco Frigeri, Cinzia Lo Fazio, Emita Frigato, che hanno raccontato le loro esperienze con gli alberi e gli elementi naturali sul set.
L’Associazione Patriarchi della Natura si è costituita nel 2006 su iniziativa di alcuni naturalisti romagnoli che da tempo erano impegnati nel monitoraggio degli alberi monumentali allo scopo di tutelare quel patrimonio ambientale e culturale che sono i “patriarchi arborei” – veri monumenti della natura che racchiudono negli anelli del legno il segreto della longevità – e preservarne il patrimonio genetico. Recuperandone il DNA, infatti, diviene possibile riprodurli, ad esempio piantando un “figlio” riprodotto dal DNA della “pianta madre”.
Gli alberi hanno sempre fatto parte dell’immaginario collettivo, sin dai tempi della Genesi, quando Eva commise il primo atto di disobbedienza raccogliendo il frutto dell’albero della conoscenza, ha raccontato Erri De Luca. Nel cinema, hanno spiegato gli scenografi presenti, gli alberi sono stati usati per scandire le stagioni: si pensi alla grande quercia di Non ci resta che piangere che, quando Benigni e Troisi si ritrovano indietro di 500 anni, è un fuscello. Rappresentano paure, nascondono segreti: ad esempio nel film La befana vien di notte 2 – Le origini, di Paola Randi, in uscita il 30 dicembre prossimo e ambientato nel XVIII secolo, la casa della strega buona Monica Bellucci è ricostruita nella faggeta di Soriano nel Cimino attorno ad un albero che nasconde appunto un segreto, il laboratorio alchemico della strega.
Non è semplice utilizzare gli alberi come scenografia, spesso non riproducono l’atmosfera ricercata: quando fu girata la scena dell’orto del Getsemani in The Passion di Mel Gibson, si era pensato di trovare il giusto scenario a Villa Adriana a Tivoli, ma poiché l’ambiente che si voleva ricreare doveva essere quasi metafisico, idealizzato, con alcuni elementi scenografici come la nebbia, si preferì ricostruirlo in studio portando una quarantina di ulivi secolari a Cinecittà.
Il progetto di Roma Lazio Film Commission è quello di mappare questi alberi, che a volte superano i 1000 anni di età, a partire dal Lazio per poi arrivare in tutta Italia, non solo per agevolare il lavoro dell’associazione ma anche per fornire un contributo alle storie che possono ispirare e raccontare attraverso il cinema e l’audiovisivo. Si sta dunque studiando una mappatura professionale che dia informazioni agli addetti ai lavori che vogliono usare i patriarchi come location. L’attrattività che ne deriverebbe in Italia e anche all’estero sarebbe utile non solo al mondo del cinema, ma agli stessi patriarchi, che ne uscirebbero rafforzati, se ne aumenterebbe la conoscenza e allo stesso tempo l’apprezzamento e la considerazione, per fini protettivi.