Era il 1970 quando usciva Lo chiamavano Trinità… capostipite di una saga che ha creato il sodalizio tra Bud Spencer e Terence Hill e dato vita ad un fenomeno cinematografico che ancora oggi ha fan affezionati in tutto il mondo. Per ricordare i 50 anni dall’uscita del film, la famiglia del visionario produttore Italo Zingarelli ha organizzato diverse iniziative come la visione in anteprima della pellicola restaurata dalla Cineteca di Bologna, che sarà distribuita nei prossimi mesi, e la dedica di un Chianti Classico Gran Selezione “vestito” da Lo Chiamavano Trinità... a Italo Zingarelli. Inoltre, dallo scorso 16 luglio, la tenuta di famiglia Rocca delle Macìe di Castellina in Chianti nel senese ospita, con la supervisione artistica di Officina Grafica Firenze, la “Galleria Trinità” un piccolo museo contenente, tra le altre cose, i cimeli dei set e foto di scena inedite di Trinità e degli altri film prodotti da Zingarelli.
Una sezione della mostra, curata da Lost in Location, è dedicata al racconto fotografico dei luoghi di Trinità: è possibile quindi rivedere il deserto percorso da Terence Hill, che è una cava di tufo alla periferia di Roma lungo l’attuale autostrada che porta a Fiumicino; i vasti spazi e la vegetazione selvaggia del lontano west, a Campo Imperatore, altopiano che si estende per oltre 25 km nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; il pianoro di Camposecco, un piccolo altopiano prativo a circa 1.320 metri di altezza nel Parco regionale dei Monti Simbruini, dove è stato ricostruito un ambitissimo accampamento di Mormoni; il punto delle cascate di Monte Gelato, formatesi in una valle tra Roma e Viterbo dalla discesa del fiume Treja dai Monti Cimini, dove due donne invitano Trinità a fare il bagno.
L’allestimento del museo sarà arricchito con altri pezzi inediti anche in vista dei compleanni degli altri film prodotti da Italo Zingarelli: tra questi, Continuavano a chiamarlo Trinità (1971) e C’eravamo tanto amati, capolavoro del 1974 di Ettore Scola.